domenica 29 marzo 2009

Una passeggiata al mare





Durante una recente passeggiata al mare, mi hanno incuriosito alcuni manufatti sparsi all'interno dell'area del ex Club Med di Donoratico (ormai chiuso da alcuni anni ed in procinto di essere riconvertito con un mega intervento edilizio che, si dice, sarà di qualità e rispettoso dell'ambiente).
Ho la vaga impressione che qualcuno di questi manufatti sia in eternit (contenente amianto) e spero che venga rimosso il prima possibile e con le procedure previste dalle normative vigenti.
Sempre per il rispetto dell'ambiente e della nostra salute.

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giovedì 26 marzo 2009

Parla 'ma ta màet (2)

Ancora dal libro "Parla 'ma ta màet", un modo di dire più che mai attuale.

"Fa' balà l'õc"
Occhio, stai attento che ti (ci) stanno fregando.

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mercoledì 25 marzo 2009

La locomotiva


"Non so che viso avesse, neppure come si chiamava..."

Ora lo sappiamo.












P.S. Chiedo scusa a Francesco Guccini.

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martedì 24 marzo 2009

Là dove c'era la sabbia ora c'è...



A Marina di Donoratico (LI) la ghiaia avanza: ecco due foto della spiaggia presso il Forte che dimostrano la progressiva scomparsa della sabbia, anche nella parte sud del litorale castagnetano.

lunedì 23 marzo 2009

L'acqua non è un diritto ma (solo) un bisogno!

Da La Stampa di oggi:

AMBIENTE
23/3/2009 - LA STORIA
Il Water Forum
Buco nell'acqua internazionale


Per la conferenza di Istanbul l'oro blu è un bisogno fondamentale, non un diritto
di Carlo Grande
Trentamila congressisti, una ventina di capi di Stato, 180 tra ministri e vice-ministri dell’Ambiente: ma il quinto Forum mondiale sull’acqua, meeting a cadenza triennale che si è chiuso ieri a Istanbul, non è nemmeno riuscito a raggiungere una definizione comune su cosa sia il prezioso liquido. Dopo una settimana di discussioni non c’è stato accordo, l’acqua non è un diritto ma soltanto «un bisogno fondamentale», con buona pace per quel miliardo di persone e anche più che secondo le Nazioni Unite soffrono la sete, cioè che hanno difficoltà di accesso all’acqua potabile. E soprattutto per gli otto milioni di morti l’anno provocati dalla carenza di acqua e di servizi igienico-sanitari.

Un allarme del genere - il rapporto delle Nazioni Unite, lanciato in parallelo al Forum, dice che il rischio per la Terra è che nel 2030 metà della popolazione mondiale sia assetata, ovvero che resterà al di sotto della soglia minima, primo fra tutti i continenti l’Africa – secondo molti ambientalisti andava affrontato più drasticamente. Non c’è tempo da perdere: 2,5 miliardi di uomini hanno problemi igienico-sanitari, quasi 4 mila bambini muoiono ogni giorno per la mancanza di acqua, l’inquinamento dei fiumi e delle falde aumenta a ritmi impressionanti.

Va da sé che molti esponenti della comunità scientifica internazionale riconoscono l’interdipendenza di fondo tra la carenza d’acqua e il cambiamento climatico, così come sottolinea anche il Gruppo Intergovernativo sul cambiamento climatico, l’Ipcc.

Ma il documento finale siglato nella capitale turca, nonostante sottolinei il carattere di «urgenza» nel combattere il dramma dell’«oro blu», e nonostante riconosca il diritto a «un miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie» per compiere un importante «passo verso la diminuzione in tutto il mondo dei decessi legati alla scarsità d’acqua», ignora la nozione di diritto dell’accesso all’acqua, reclamata con forza da numerose Ong (Organizzazioni non governative) e da parecchi Paesi.

Al World Water Forum è andato in scena il solito compromesso, insomma. Le associazioni ambientaliste e i gruppi d’interesse che si battono contro la mercificazione dell’acqua erano fuori dalle stanze dei potenti: nella città turca hanno però tenuto un forum alternativo e varie iniziative di protesta. Nei giorni scorsi ci sono stati anche alcuni arresti tra i manifestanti. Il Forum Mondiale dell’Acqua, d’altra parte, è organizzato dal Consiglio Mondiale dell’Acqua, «un think-tank privato – così afferma ad esempio il Forum italiano dei movimenti per l’acqua (www.acquabenecomune.org) - strettamente legato alla Banca Mondiale, alle multinazionali dell’acqua (come Suez o Veolia) e alle politiche dei governi più potenti del mondo».

Non stupisce che il testo della risoluzione non contenga una critica nei confronti delle catastrofiche privatizzazioni che – così promettevano le multinazionali - avrebbero dovuto garantire l’accesso all’acqua a tutti, né che tenga conto delle raccomandazioni espresse da molte risoluzioni del Parlamento Europeo. Di più: nel documento si parla dell’uso dell’acqua per produrre energia idroelettrica attraverso faraoniche e dannosissime dighe, dell’aumento della produzione di biocarburante: entrambi modelli economici che riproducono iniquità e ingiustizie, specialmente nelle nazioni più povere.

Ma anche nei Paesi industrializzati c’è da stare poco allegri: un ulteriore allarme è stato lanciato dalla Coldiretti, nel corso del «G8 Farmers Meeting» organizzato proprio in occasione della Giornata dell’acqua: nonostante un aumento della domanda di cibo dell’1,5% l’anno un quarto della produzione alimentare mondiale potrebbe andar perso entro il 2050, proprio per l’impatto combinato del cambiamento climatico, il degrado dei suoli, la scarsità di acqua e le specie infestanti.

«Di fronte alla crisi e ai cambiamenti climatici, se si vuole continuare a sfamare una popolazione che aumenta vertiginosamente, alle agricolture di tutto il mondo - dice la Coldiretti - devono essere garantiti credito ed investimenti adeguati, anche per la raccolta e distribuzione dell’acqua, si devono applicare regole chiare per evitare che sul cibo si inneschino speculazioni vergognose e occorre garantire trasparenza e informazione ai consumatori sui prezzi e sulle caratteristiche degli alimenti».

L’acqua insomma, dovrebbe essere considerata come un diritto umano fondamentale e inalienabile, per tutti gli uomini e le donne, i bambini del pianeta, garantito per tutti. Il controllo sull’acqua, anziché privato, dovrebbe essere pubblico, sociale, cooperativo, equo e non destinato a creare profitto; dovrebbe inoltre rispettare l’ecosistema, essere in grado cioè di preservare l’integrità del ciclo dell’acqua, comprese naturalmente le sorgenti e le falde. Principi difficili da realizzarsi, quando si considera – così è avvenuto finora - l’ambiente come un business, un deposito infinito di materie prime.

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domenica 22 marzo 2009

Nomi da non dimenticare

Penso sia un dovere pubblicare e diffondere il più possibile l'elenco delle vittime della violenza mafiosa diffuso da Libera in occasione della

XIV giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie.

per non dimenticare

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venerdì 20 marzo 2009

Burkina Faso: due realtà

Questo video, trasmesso dalle Iene, ci fa conoscere due realtà del Burkina Faso: quella, terribile, del lavoro minorile nelle cave di pietra di Pissy a Ouagadougou (la capitale) e quella, piena di speranza, di Loumbila, dove il Movimento Shalom e Unicoop Firenze hanno costruito una pizzeria/panificio che contribuisce al finanziamento dell'Orfanotrofio.

Scusate un po' di pubblicità gratuita (è un video Mediaset).

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lunedì 16 marzo 2009

Parla 'ma ta màet (1)

Un proverbio, sempre dal libro "Parla 'ma ta màet":

"Chi vusa püsè la vaca l'è sua*
Splendido e grammaticalmente spericolato esempio (si chiama anacoluto) di preveggente azzeccatissima sintesi dei tempi presenti"

* Chi urla più forte la mucca è sua

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venerdì 13 marzo 2009

Parla 'ma ta màet (Parla come mangi)


Ho ricevuto il libro che Il Paese, mensile pubblicato ormai da 29 anni al mio paese di origine, Macherio, ha dato alle stampe:
"Parla 'ma ta màet"
1000 voci in dialetto macheriese, raccolte e commentate da Franco Verga.
400 vocaboli 200 epiteti 50 modi di dire 50 proverbi 200 soprannomi di famiglie macheriesi 100 soprannomi di famiglie bareggesi
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Ringrazio Franco (Verga) per darmi la possibilità di "ripassare" il mio dialetto ricordando.
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Propongo un gustoso estratto:
"Taia e medéga
Prima ne spari (o ne combini) una grossa e subito dopo, o perchè te ne accorgi o perchè te ne fanno accorgere, cerchi di rimediare. C'è chi ne fa una vera professione (la professione appunto del taia e medéga) magari per riparare non a stupidaggini confezionate in proprio, ma alle improvvisazioni del capo che ti paga giusto per questo. Esempi? Basta seguire un telegiornale."
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martedì 10 marzo 2009

Al mercato di Porta Palazzo

Una canzone molto bella di Gianmaria Testa.

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Una firma contro il cemento selvaggio

Rilancio l'appello pubblicato oggi da La Repubblica:

Una legge contro il territorio

"Le licenze facili e i permessi edilizi fai da te decretano la fine delle nostre malconce istituzioni. Il territorio, la città e l'architettura non dipendono da un'anarchia progettuale che non rispetta il contesto, al contrario dipendono dalla civiltà e dalle leggi della comunità. La proposta di liberalizzazione dell'edilizia, annunciata dal presidente Berlusconi, rischierebbe di compromettere in maniera definitiva il territorio. Ecco perché c'è bisogno di un sussulto civile delle coscienze di questo paese."

Gae Aulenti
Massimiliano Fuksas
Vittorio Gregotti


E' importante mobilitarsi contro il futuro scempio urbanistisco e ambientale proposto dal nostro (?) presidente/architetto/urbanista.

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domenica 8 marzo 2009

sabato 7 marzo 2009

Pay me my money down!

Bruce Springsteen, semplicemente un grande.

I thought I heard the Captain say,
Pay me my money down,
Tomorrow is our sailing day,
Pay me my money down
Oh pay me, oh pay me,
Pay me my money down,
Pay me or go to jail,
Pay me my money down

As soon as the boat was clear of the bar,
Pay me my money down,
The captain knocked me down with a spar,
Pay me my money down

Oh pay me, oh pay me,
Pay me my money down,
Pay me or go to jail,
Pay me my money down

If I'd been a rich man's son,
Pay me my money down,
I'd sit on the river and watch it run,
Pay me my money down

Oh pay me, oh pay me,
Pay me my money down,
Pay me or go to jail,
Pay me my money down

[trumpet]
well...
I wish I was Mr Gates,
Pay me my money down,
They'd haul my money in in crates,
Pay me my money down

Oh pay me, oh pay me,
Pay me my money down,
Pay me or go to jail,
Pay me my money down

Well 40 nights, nights at sea
Pay me my money down,
Captain worked every last dollar out of me,
Pay me my money down

Oh pay me, oh pay me,
Pay me my money down,
Pay me or go to jail,
Pay me my money down

Oh pay me, oh pay me,
Pay me my money down,
Pay me or go to jail,
Pay me my money down

pay me my money down
pay me my money down
pay me my money down


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venerdì 6 marzo 2009

Romeni d'Italia

Dal blog di Alessandro Giglioli "Piovono rane", che ringrazio, la solita sagacia e la sferzante ironia di Umberto Eco.

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La nuova “Bustina di Minerva” di Umberto Eco su “L’espresso”.

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Il Viminale ha cercato di emettere alcuni comunicati imbarazzati secondo cui, a proposito dei casi di stupro, nel 60,9 per cento sono responsabili cittadini italiani (e peraltro i sociologi sapevano già che la stragrande maggioranza degli stupri avviene in famiglia, e bene hanno fatto Berlusconi, Casini, Fini e altri a divorziare, per evitare situazioni così drammatiche).

Per il resto, visto che sono di moda i romeni, pare che essi siano responsabili solo per il 7,8 per cento mentre un buon 6,3 per cento se lo aggiudicano i marocchini (che peraltro, come ci hanno insegnato Moravia e Sophia Loren, la loro parte l’avevano già fatta più di 60 anni fa).

Non ce la vengano a raccontare.

E allora le ronde? Le facciamo contro i bergamaschi? Sarà opportuno ricordare la nefasta partecipazione dei romeni, subito dopo la guerra, alla strage di Villarbasse, ma per fortuna allora esisteva ancora la pena di morte e giustamente sono stati fucilati La Barberu, Johann Puleu, Johan L’Igntolui, e Franzisku Sapuritulu.

Romena era certo Leonarda Cianciullui, la saponificatrice e, come dice il nome chiaramente straniero, romena doveva essere Rina Fort, l’autrice della strage di via San Gregorio nel 1946. Per non dire dell’origine romena della contessa Bellentani (che da nubile faceva Eminescu) che nel 1948 sparava sull’amante a Villa d’Este.

Romena non era Maria Martirano ma certamente lo era il sicario Raoul Ghianu che, su mandato di Giovanni Fenarolu, l’ha uccisa nel 1958 (tutti ricorderanno il delitto di via Monaci) e romeno era il maestro Arnaldu Graziosul che nel 45 aveva ucciso, si dice, la moglie a Fiuggi.

Romeno era il Petru Cavalleru che con la sua gang aveva compiuto un’audace e sanguinosa rapina a Milano, e romeni erano i membri della sciagurata banda di via Osoppo. Benché mai scoperti, romeni erano gli attentatori della Banca dell’Agricoltura (certamente romeni erano Fredu e Venturu) e gli autori della strage alla stazione di Bologna.

Romeni erano stati i sospetti di corruzione di giudici come il Previtului e il Berluschescu, romeno il ragazzo Masu che nel 1991 aveva ammazzato i genitori e i due ragazzi Erika (tipico nome extracomunitario) e Omar (romeno e musulmano per giunta!) che avevano ucciso madre e fratello di lei a Novi Ligure.

Romena era senza ombra di dubbio la signora Franzonescu di Cogne, i due coniugi di Erba Olindu e Roza, romeni erano sia Sindoara e Calvuli che i loro uccisori, romeni i banchieri che recentemente hanno portato al fallimento tanti risparmiatori, romeni i bambini di Satana, romeni i miserabili che gettavano pietre dai ponti dell’autostrada, romeni i sacerdoti pedofili, romeno l’assassino del commissario Calabresi, romeni i rapitori e uccisori di Moro, Casalegno, Bachelet, Tobagi, Biagi e altri, romeni gli assassini di Pecorelli e la banda della Uno bianca, e per concludere romeni gli assassini di Mattei, del bandito Giuliano, di Pisciotta, di Mauro De Mauro, dei fratelli Rosselli e di Matteotti.

Romeni erano Giulianu e gli autori della strage di Portella delle Ginestre, i colpevoli del caso Wilma Montesi (ricordate il cupo Piccionului?) gli sparatori dei morti di Reggio Emilia, i golpisti del Piano Solo; romeni erano i compagni di merende del mostro di Scandicci, gli autori degli attentati a Falcone e a Borsellino e del massacro di piazza della Loggia a Brescia, della strage dell’Italicus e di quella di Ustica, dell’omicidio Pasolini (forse anche Rom); romeni i gambizzatori di Montanelli, i commandos di via Fani e gli assassini di Moro, Coco, Occorsio, Alessandrini, Guido Rossa, Peppino Impastato, Pippo Fava, Piersanti Mattarella, Mino Pecorelli, Giorgio Ambrosoli, Ezio Tarantelli, Salvo Lima, don Pino Puglisi, Ilaria Alpi, Massimo d’Antona, Carlo Giuliani; romeni erano ovviamente l’attentatore del papa (agente dell’associazione Lupu Grigiu) e i massacratori di Dalla Chiesa e signora, romeno il rapitore di Emanuela Orlandi.

Romeni infine tutti gli appartenenti al clan di Timisoara, Badalamentu, Provenzanul, Liggiu, Bontadeu, Rijnara, romeni gli strangolatori nazifascisti Tutu e Concutellului, evidentemente aderenti alle Guardie di Ferro di Codreanu.

Questi romeni hanno distrutto l’immagine di un paese di persone oneste, timorate di Dio, aliene dalla violenza, rispettose delle differenze etniche, religiose e politiche.

Meno male che finalmente ci siamo accorti che i colpevoli erano loro altrimenti avremmo continuato a scavare tra i faldoni delle procure italo-sovietiche senza cavarne nulla, mentre ora con una buona organizzazione di ronde leghiste potremo finalmente ripristinare legge e ordine in questo nostro sfortunato paese.


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giovedì 5 marzo 2009

Giallo innaturale




Gli effetti cromatici (e non solo) dell'uso dei diserbanti in alcuni vigneti.











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mercoledì 4 marzo 2009

Numeri che parlano

Trovo molto interessante (e istruttiva) la consultazione di alcune banche dati per approfondire la conoscenza della situazione economica, politica, sanitaria, ambientale, ecct.dei diversi paesi del mondo; ve le propongo:

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martedì 3 marzo 2009

A forza di essere vento

Fabrizio De Andrè canta Khorakhanè

"Il cuore rallenta la testa cammina
in quel pozzo di piscio e cemento
a quel campo strappato dal vento
a forza di essere vento

porto il nome di tutti i battesimi
ogni nome il sigillo di un lasciapassare
per un guado una terra una nuvola un canto
un diamante nascosto nel pane

per un solo dolcissimo umore del sangue
per la stessa ragione del viaggio viaggiare
Il cuore rallenta e la testa cammina
in un buio di giostre in disuso

qualche rom si è fermato italiano
come un rame a imbrunire su un muro
saper leggere il libro del mondo
con parole cangianti e nessuna scrittura

nei sentieri costretti in un palmo di mano
i segreti che fanno paura
finchè un uomo ti incontra e non si riconosce
e ogni terra si accende e si arrende la pace

i figli cadevano dal calendario
Yugoslavia Polonia Ungheria
i soldati prendevano tutti
e tutti buttavano via

e poi Mirka a San Giorgio di maggio
tra le fiamme dei fiori a ridere a bere
e un sollievo di lacrime a invadere gli occhi
e dagli occhi cadere

ora alzatevi spose bambine
che è venuto il tempo di andare
con le vene celesti dei polsi
anche oggi si va a caritare

e se questo vuol dire rubare
questo filo di pane tra miseria e sfortuna
allo specchio di questa kampina
ai miei occhi limpidi come un addio

lo può dire soltanto chi sa di raccogliere in bocca
il punto di vista di Dio

Cvava sero po tute
i kerava
jek sano ot mori
i taha jek jak kon kasta
Poserò la testa sulla tua spalla
e farò
un sogno di mare
e domani un fuoco di legna

vasu ti baro nebo
avi ker
kon ovla so mutavia
kon ovla
perché l'aria azzurra
diventi casa
chi sarà a raccontare
chi sarà

ovla kon ascovi
me gava palan ladi
me gava
palan bura ot croiuti
sarà chi rimane
io seguirò questo migrare
seguirò
questa corrente di ali"

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